Non sembra possibile. Eppure accade. Il mare si riprende e lo fa anche molto velocemente. Anni fa, quando iniziammo a frequentarci, io e Mauro Alioto, responsabile del Blunauta Diving Center, avevamo formulato alcune ipotesi sui diversi ecosistemi, riguardo fauna, flora e ambienti tipici del mare di Capo Milazzo. Col supporto di Mauro, che tra un impegno e l’altro coi clienti provava a monitorare, e con l’ausilio di puntuali riprese fotografiche, osservazioni attente e impegno costante, molte di quelle ipotesi si son rivelate fondate e quello che sta accadendo ne è la conferma.
Non si tratta di benefici legati a qualcosa che è stato fatto dopo l’istituzione dell’AMP, perché di fatto ancora non si è concretizzato nulla; si tratta dell’effetto conseguente alla diminuzione della pressione antropica nelle aree destinate a tutela, dove i pesci hanno immediatamente percepito l’inversione di tendenza delle attività umane.
Sin dal 2015, anno di nascita del diving e inizio delle attività in collaborazione con Mauro, abbiamo cominciato ad annotare le peculiarità della biodiversità e la tipologia dei diversi ambienti sommersi, incluse le diversità, a volte evidenti, tra le molteplice zone del promontorio. Da una iniziale mappatura di cui già disponeva il diving, con Scoglio della Portella (Carciofo), Secca di Ponente e Secca di Levante come punti principali, abbiamo esplorato tutta una serie di nuove aree da destinare all’immersione e al monitoraggio degli ecosistemi. Il primo incarico che mi assegnò Mauro all’inizio della nostra collaborazione fu quello di disegnare la morfologia dei punti d’immersione principali, per realizzare delle mappe ad uso turistico subacqueo. Ma prendendo appunti digitali per la costruzione di questi disegni siamo riusciti, all’inizio senza neanche pensarlo, a fare molte scoperte importanti sulla natura di questi luoghi.
Oggi possiamo affermare che le scogliere calcaree sommerse del promontorio proteso nel Tirreno, come un braccio disteso verso l’arcipelago delle Eolie, sono particolarmente adatte alla colonizzazione da parte di invertebrati, tanto da trovarci al cospetto di un coralligeno talmente ricco da potersi annoverare tra i più colorati e vivi dell’intero bacino Mediterraneo. E se gli invertebrati colonizzano le rocce sommerse, i pesci popolano questi luoghi scegliendo ambienti di sabbia, roccia o prateria, in funzione delle loro esigenze vitali. La prima osservazione, nel conoscere questi fondali e la vita che ne caratterizza gli habitat, è stata quella di tanta ricchezza purtroppo mal gestita, come al solito, dagli umani dediti alle diverse attività di sfruttamento. I
pesci timorosi e sfuggenti ci informano degli strani comportamenti dell’uomo; la mancanza di cernie, o meglio la presenza di poche cernie guardinghe, ci offre ben altre informazioni sul comportamento dell’uomo sott’acqua.
La cosa che ci colpì fu la presenza di pesci che, nel caso di sospensione di alcune attività umane, sapevamo potessero rapidamente cambiare comportamento (esperienza insegna) e mettersi in mostra sereni e sicuri di vivere in un luogo dove avrebbero potuto nutrirsi e riprodursi con la massima tranquillità. Ed è quello che è accaduto in questo 2019 di riposo biologico, primo anno di vita di un’area che finalmente è protetta; le immersioni di quest’anno hanno infatti dato conferma a quanto da noi ipotizzato e persino le cernie son tornate a pavoneggiarsi e farsi notare, cosa che oramai non accadeva da moltissimo tempo. Tutti gli altri pesci sono aumentati ed hanno mutato il loro atteggiamento nei confronti dell’uomo immerso, segnale inequivocabile di qualcosa che li disturbava e che ora non li disturba più!
Che dire, volendo si può. Si può tutelare un mare che ha tutte la carte in regola per godere di buona salute e tornare a offrire, nelle aree limitrofe a quelle dell’AMP, quel pesce che magari può soddisfare le esigenze della piccola pesca locale, quella tradizionale ed in equilibrio con ambienti e stagioni del mare. Sott’acqua i nostri studi, condotti in ben cinque di anni di attività, ci hanno regalato molte soddisfazioni; osservando un mare di rara bellezza nel quale, immergendosi e fotografando, non si finisce mai di imparare, abbiamo sempre preso nota di ogni novità. A tal riguardo va detto che la scogliera sommersa, le grotte e le pareti delle secche al largo di Capo Milazzo, offrono spunti di rara bellezza, con popolazioni miste di gorgonie di specie diverse (Eunicella cavolinii, Eunicella singularis e Paramuricea clavata); questi antozoi, oltre a donare ai fondali un aspetto fiabesco e surreale, creano vere e proprie “foreste” che offrono rifugio a tantissime specie di pesci e invertebrati in serena convivenza.
Molto singolare è la condivisione del substrato da parte delle tre diverse specie di gorgonie, fatto non comune in altre aree del Mediterraneo. Si da il caso che le tre gorgonie siano di tre colori diversi: bianco, arancio e rosso. Ma ve le immaginate le rocce coperte da ramificazioni arborescenti, le gorgonie appunto, di questi tre colori, miscelati sapientemente dal tocco di un Poseidone artista? Se non riuscite a immaginarle guardatevi le foto, perché la realtà in questo caso supera l’immaginazione! Una tale ricchezza cromatica del paesaggio sommerso ci parla di abbondanza di vita, di grande biodiversità, di qualcosa che per essere accuratamente descritta necessita di pagine e pagine di parole. Potremmo raccontarvi delle diverse sfumature di rosso della Paramuricea clavata come della singolare predilezione dello scorfano rosso per i fondali della Secca di Ponente; potremmo dilungarci sulla bellezza delle gorgonie giganti di Punta Rugno (o anche sul rigoglioso posidonieto che sfuma su una distesa di sargassi man mano che si scende verso la profondità, sempre di fronte la punta) o sul giardino di alcionari multicolore nella vallata cosparsa di rocce al largo dello Scoglio del Monaco.
Perdendoci poi nelle magiche visioni di tanute, dentici, saraghi e barracuda, pesci che non mancano quasi mai durante i nostri brevi ma frequenti soggiorni sott’acqua. Mai dimenticando i dotti della Secca di Levante, che adesso si riescono a vedere quasi ovunque, oltre ai banchi di saraghi fasciati e salpe, cornice costante di molte formazioni rocciose già a poca profondità. E sotto lo Scoglio della Portella, specie quando correnti anomale e dinamiche lambiscono il bassofondo, il carosello di pesci è una poesia per gli occhi: donzelle, castagnole e boghe si muovono freneticamente, tanto che il loro fare attira pelagici in caccia e spesso si assiste a spettacoli unici.
La corrente, linfa vitale, contribuisce a garantire la presenza di specie che amano predare piccoli pesci in banco che nuotano in acqua libera, come ricciole, palamite o carangidi!La biodiversità e la vita pulsante di questo mare lascia sperare in una rapida ripresa degli ecosistemi, già adesso in buona salute e abbastanza ricchi. Ma l’instaurarsi di nuovi equilibri può certamente portare a miglioramenti notevoli, a vantaggio di ambiente, turismo e pesca; a patto che ci si comporti in modo corretto, nel rispetto di quei ritmi naturali che l’uomo oggi tendenzialmente ignora distratto costantemente da interessi commerciali. Tutto è possibile, ma è necessario impegno e conoscenza.